Nel Consiglio dei Ministri del 9 giugno scorso è stato approvato un decreto legge contenente misure in buona parte rivolte al Mezzogiorno più alcune disposizioni che hanno portata nazionale. E’ attualmente all’analisi del Parlamento e rappresenta il secondo decreto legge di questa legislatura indirizzato prioritariamente al Sud; come il precedente “Decreto Sud” del dicembre 2016, interviene su una pluralità di materie diverse. Complessivamente questo decreto prosegue sulla linea di intervento sul Mezzogiorno ormai consolidata in questa legislatura, tanto nel metodo, quanto in generale sul merito. Nel metodo si evidenza il ricorso ancora una volta alla decretazione d’urgenza, con un percorso limitato di ascolto e discussione parlamentare e con una certa frammentazione delle misure, in assenza di un intervento strutturale e programmatico. Nel merito non cambia il segno delle politiche viste finora sullo sviluppo economico, non solo meridionale, principalmente orientate all’offerta, al sostegno all’impresa e alle agevolazioni di natura fiscale. L’istituzione delle Zone economiche speciali potrebbe essere una misura importante a condizione che prevedano investimenti aggiuntivi, una prospettiva strategica governata per quelle realtà e una governance partecipata con le rappresentanze dei territori e delle parti sociali. La CGIL ritiene non più demandabile un cambiamento di impostazione nelle politiche per il Mezzogiorno: come evidenziamo anche con il rilancio della campagna Laboratorio SUD il divario accumulato negli anni, che si traduce nel permanere di una forte crisi sociale ed economica, necessita di un intervento sistemico orientato anzitutto agli investimenti pubblici e all’occupazione.
In allegato il dettaglio delle disposizioni più rilevanti
NotaAnalisiCommentoDecretoSUD
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